Ricettacolo: primi

Anche se non è Giovedì, rido perchè ho fatto gli Gnocchi di Carote

La ricetta è completamente inventata, anche se su internet si trova di tutto e anche questa, ma io ho fatto a modo mio!
Mi serviva qualcosa da fare e dato che le patate per il mio diabete non sono il massimo mi sono detta “e le carote?” e un coro mi accolse con frasi come:
“sono arancioni”, “sono buone”, “sono radici”…insomma, i soliti simpaticoni!!

Wiki ci aiuta con un pò di storia, che io riporterò.

Pare che gli gnocchi siano uno dei primi primi (scusate il giuoco di parole) utilizzati dall’uomo, vista la loro semplicità: acqua e farina, di qualsiasi tipo.
Si diffusero poi col tempo tipi colorati, realizzati con l’impiego di ingredienti particolari che ne determinavano la differente colorazione: ad esempio vi erano gli zanzarelli verdi, impastati con bietola e spinaci che sono molto tipici, e gli zanzarelli gialli, realizzati con l’aggiunta di zucca o di zafferano. C’erano poi malfatti bianchi, impastati con carne di pollo tritata, ed arancioni, quando venivano preparati con carote.
A partire dal 1880 si diffusero a macchia d’olio gli gnocchi di patate. Solitamente viene condita con sugo di carne o all’amatriciana.

La storia degli gnocchi di patate ha inizio quando vennero importate in Europa le prime patate provenienti dal continente americano. Gli altri tipi di gnocchi comparvero dapprima nei banchetti rinascimentali della Lombardia; venivano impastati con mollica di pane, latte e mandorle tritate e venivano chiamati zanzarelli. Nel Seicento invece subirono un lieve cambiamento nel nome e nella preparazione. Venivano chiamati malfatti e invece delle mandorle e del pane veniva aggiunta farina, acqua e uova.

Nella città di Roma gli gnocchi rappresentano il piatto tradizionale del giovedì, seguendo il detto “Giovedì gnocchi, Venerdi pesce, Sabato Trippa”. Ancora sopravvivono antiche hostarie e trattorie dove si segue la tradizione. Noto è il detto romano “Ridi, ridi, che mamma ha fatto i gnocchi” (usando la “i” come articolo, e non “gli” come vorrebbe la grammatica italiana; il proverbio sottolinea l’importanza del giovedì come giorno quasi festivo, che necessita d’un piatto elaborato e gustoso e che anticipa quello di magro del giorno successivo).
In varie città la tradizione degli gnocchi varia, infatti al sud il giorno tradizionale degli gnocchi conditi con sugo di carne ed un pizzico di mozzarella a cubetti sciolta (es. Napoli, “Gnocchi alla sorrentina“) è la domenica.
A Verona un piatto di gnocchi al pomodoro viene tradizionalmente consumato il “Venàrdi Gnocolàr“, giorno della sfilata dei carri di Carnevale. E Papà del Gnoco è il nome della principale maschera del carnevale scaligero.
Anche a Castel Goffredo (Mn), in occasione del carnevale, la tradizionale maschera di Re Gnocco offre ai propri sudditi gnocchi e vino il venerdì gnoccolaro.

Questa però è la ricetta di casa Zanelli. Premetto che la consistenza non è quella classica dello gnocco di patate, non si impasta, ma si mette nell’acqua con due cucchiaini o, meglio ancora, con una sac-a-poche (ma si scriverà così??). Le carote assorbono molta farina, essendo acquose e per non metterne troppa ho voluto mantenere una consistenza, per così dire, “al cucchiaio”.
Resta chiaro che se si preferisce lo gnocco classico basta aumentare la farina fino ad ottenere la consistenza desiderata.

Gli ingredienti, per 4 persone, sono i seguenti:
500 gr di carote sbucciate
300 gr di farina
1 uovo
2/3 cucchiai di parmigiano
1 cucchiaio di fecola di patate (o un addensante qualsiasi: maizena, amido di mais, farina di carrube)
sale, pepe, noce moscata

Bollire le carote fino quasi a farle spappolare in acqua salata e quando sono pronte, passarle al mixer ad immersione fino a tritarle, avendo cura di fargli eliminare più acqua possibile.
Metterle in una ciotola ed aggiungere tutti gli altri ingredienti mescolando bene.

Ricordo che gli gnocchi vanno fatti, cotti e mangiati, quindi mettere a bollire l’acqua per la cottura e nel frattempo tentare di mettere l’impasto in una sacca a posc…e mo lo scrivo così!!
Io ho fatto con due cucchiaini, tipo quenelle, dato che la mia sacca da 3 euro non mi permetteva grandi operazioni.

Spremere con la sacca l’impasto direttamente nell’acqua, delle dimensioni che volete, e aspettare che vengano a galla. Una volta risaliti, un minuto e sono pronti.

Per il condimento, sbizzaritevi pure, io ho preferito un sugo pomodoro e basilico, molto semplice, per gustare meglio il dolce delle carote, contrapposto all’acidulo del pomodoro, ma si può osare un burro e salvia, una crema al tartufo, io ci avrei messo anche dello stracchino.

Insomma, per il sugo, LIBERO SFOGO ALLA FANTASIA, ma provate a fare gli gnocchi, non ci vuole molto. E vengono ottimi…

Una volta tanto, fidatevi di me… 🙂

BUON APPETITO!!

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De Pestibus: variazioni su quello alla siciliana per un primo e un secondo

Il bello del pesto è che lo puoi fare con qualsiasi cosa ed è ottimo per riciclare gli avanzi. Avevo nel frigo della ricotta e della passata Libera Terra aperta. Nel mio orto il basilico cresce rigoglioso e ho visto una zucchina che tentava di scappare. Ed ecco fatto…

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Non c’è neanche bisogno di spiegare dettagliatamente la ricetta, perché ho preso tutti gli ingredienti, un pizzico di sale, un po’ di noce moscata e un filo di olio e ho messo tutto nel mixer ad immersione. Ed il pesto è pronto.

Cinque minuti e il primo è salvo…

Inoltre, il pesto avanzato (avanzi al quadrato) l’ho usato per fare una cremina con dei funghi trifolati con aglio, olio e carote in cui ho cotto due fettine di arista di maiale.
Ho fatto, appunto, soffriggere olio, aglio e carote, ho salato ed ho aggiunto un po’ di acqua e dado (fatto in casa!!) per lasciarlo un po’ brodoso. Quando il tutto ha cotto, ho aggiunto 3/4 cucchiai di pesto, fatto asciugare un poco e poi ho aggiunto la carne, che ho fatto cuocere a fuoco medio per qualche minuto fino a che il liquido non si è asciugato.

20120727-153305.jpg Se volete aumentare l’effetto cremina potete aggiungere un po’ di farina in cottura o infarinare la carne prima di metterla a cuocere.
Un filo di olio e anche il secondo è pronto!

CONSIGLIO: a meno che non prendiate braciole o bistecche di collo per farle alla brace, il maiale fatevelo tagliare sottile o diventa stoppaccioso.

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Terra Libera Tutti: non giochiamo a nascondino, apriamo gli occhi!

Terzo e ultimo post per la mafia…ci ho preso gusto!
Anche perchè diversamente non si può fare quando i prodotti sono di qualità e lo scopo utile.

Abbiamo già raccontato e spiegato cosa sono e da dove provengono i prodotti Libera Terra, ma come dicevano gli antichi, repetita juvant e ricordarlo non fa mai male, perchè la gente venga a conoscenza di questa iniziativa, perchè la gente non chiuda gli occhi e non si nasconda dietro un dito.

Perchè la mafia esiste. Le altre organizzazioni criminali anche. E non possiamo far finta di niente, c’è bisogno di gente che lotti e che si batta affinchè questa supremazia finisca. Le persone a volte fanno finta di nulla, come se la cosa non li riguardasse, come se fosse lontano da loro.

Ma non funziona così. Non è un gioco, non è nascondino. Bisogna alzare la testa e dire BASTA!

Questo è quello che hanno fatto le persone di Libera Terra, rivalorizzando le terre confiscate alla mafia coltivandoci prodotti di gran qualità in maniera completamente biologica e, soprattutto, dando lavoro ad un gran numero di giovani facenti parte di cooperative che tramite il lavoro nei campi riescono a reintegrarsi nella cittadinanza.

La maggior parte dei terreni confiscati è al sud, circa l’84% , ma il restante 16% è distribuito tra Lombardia e Lazio.
Proprio in questi giorni, al Villaggio della Legalità di Borgo Sabotino, bene confiscato in provincia di Latina, è partita una sei giorni di incontri con don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione in prima linea nella lotta alla mafia, e i magistrati Gian Carlo Caselli, Antonio Ingroia e Alfonso Sabella, e i giornalisti Attilio Bolzoni e Nando dalla Chiesa con i giovani di Libera. (Il Fatto Quotidiano)

Ringraziando Valeria di Due Cuori e una Forchetta, grazie all’iniziativa #iolamafiamelamangio, sono venuta a conoscenza di questi prodotti che ho usato per una serie di ricette in onore del sud.

Ma questa volta resterò a casa mia. Roma partecipa attivamente all’iniziativa, avvicinandosi al Sud con una variante di un piatto tipico romano: la Carbonara.
Nasce così una Carbonara di Tonno e Zucchine con le Casarecce di Libera Terra.
Della carbonara in realtà ha solo l’uovo, gli altri ingredienti sono avulsi a quello che è uno dei piatti principe della cucina de noantri.

Gli ingredienti sono i seguenti (per una persona):
un uovo
una zucchina media
una scatola di tonno sottolio ben scolato
noce moscata
olio, sale
scalogno
caserecce Libera Terra

In una padella mettere a stufare lo scalogno con l’olio ed un filo di acqua. Aggiungere la zucchina tagliata a dadini e far rosolare.
Quando la zucchina è cotta (a me piace croccante e anche un minimo brunita) aggiungere il tonno ben scolato e far rosolare.

Nel frattempo sbattere l’uovo con noce moscata (a piacere) e un pizzico di sale.
Quando la pasta è pronta, scolarla nella padella e far mantecare un minimo…e qui il dilemma!! Tradizione vuole che si spenga il fuoco e si versi l’uovo, che si deve rapprendere solo con il calore della pasta (qualcuno lo preferisce proprio crudo!!), ma tutto dipende dai gusti, si può anche tenere il fuoco acceso, molto basso, per pochi secondi e far rapprendere l’uovo sulla fiamma, rischiando però di farlo diventare una frittatina.

Insomma, risolto il problema dell’uovo, crudo, cotto o barzotto, impiattare, spolverare con il pepe e MANGIARE!!

Questa volta è davvero tutto, anche perchè l’iniziativa termina venerdì. Questa volta Roma ha incontrato la Sicilia, anche se solo in maniera culinaria e su un blog.
Non si è nascosta.

Facciamo in modo che nessuno si nasconda e che la gente si ribelli, lotti.

La mafia si può sconfiggere. Bisogna volerlo.

Per ora… Terra Libera Tutti…o almeno ci prova!

 

 

 

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Io la mafia me la mangio – parte seconda: Pesto alla Siciliana

Ci ho preso gusto…e la mafia continuo a mangiarmela…
Anche perchè con la fame che ho mi mangerei di tutto, figuriamoci la mafia!!

Prosegue quindi l’avventura cominciata con il Cous Cous. In quel post è stato spiegato cosa sono e da dove provengono i prodotti Libera Terra e visto l’anniversario di recente trascorso, ho voluto replicare l’esperimento e provare una nuova ricetta, sempre dedicata al Sud ed anche questa volta siciliana.

I protagonisti di questa ricetta sono per il 50% gli stessi dell’altra volta, ma per l’altro 50 sono nuove entrate…

Vi presento quindi, nell’angolo sinistro, la ben nota passata di pomodoro siccagno di Corleone…pomodoro coltivato in aridocoltura, ovvero con poca acqua. E qui le reminescenze contadine di mia madre mi citano lo zio Pietro (suo fratello) che ci narra, in quanto agricoltore della tuscia viterbese (insomma, ha un podere a Tuscania) che lui ai pomodori da poca acqua per farli venire più succosi. Da qui, probabilmente, l’etimologia della parola SICCAGNO, come secco… Bah…Ci può stare.

Comunque devo provare a dare meno acqua ai miei pomodori…quelli sul balcone…non è che stiano proprio un bijoux…ma questa è un’altra storia…

Dicevamo, nell’angolo destro invece abbiamo il nuovo sfidante: le caserecce!! Tipo di pasta siciliana che ben si addice alla ricetta che vi vò or ora a proporre per il vostro lauto desinare…

Il tutto è molto semplice, ci vuole solo il tempo di cottura della pasta, praticamente, anche perchè ho utilizzato la tecnica rapida per il pesto…ovvero MINIPIMER.. Lo so, non si dovrebbe, le lame scaldano, il basilico si rovina, ma basta fare piano piano e a piccole frullate che il problema non si pone…e poi su, avevo fretta e fame.. 🙂

Gli ingredienti sono i seguenti (e vai con la rima!!) per 3 persone:
280 gr di caserecce Libera Terra
150 gr di ricotta di mucca
100 gr di parmigiano
50 gr di pinoli
basilico (un bel mazzetto corposo)
passata Libera Terra (la ricetta che ho preso io, quella di GialloZafferano, prevedeva i pomodori, ma io ho fatto come mi pareva!)
olio, sale e pepe
aglio (confeso, io non ce l’ho messo perchè, essendo un condimento a crudo, l’aglio crudo non lo digerisco proprio!)

Ora vorreste anche il procedimento? OK, ve lo do…
Mettete l’acqua per la pasta e quando bolle buttate la pasta. Nel frattempo, nella ciotola del mixer ad immersione mettete tutti gli ingredienti a crudo e frullate.
Quando la pasta è cotta scolatela e conditela col pesto.

Ecco fatto…

Direi che è veramente una ricettina flash, ma il risultato è garantito, specie utilizzando i prodotti Libera Terra…e quelli del mio balcone (stavolta è toccato al basilico).

Da Roma è tutto….PER ORA… 🙂

Io avrei pure un’altra idea… hihihi…

Lo scopriremo nella prossima puntata!

 

PS: ammirate che bello il mio basilico!!

 

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Facciamola semplice: gramigna con la salsiccia

Allora gente, qui bisogna allungare il brodo. Non perchè si parlerà di brodo, ma perchè la ricettina è talmente semplice che in due righe si consumerebbe il misfatto e il post sarebbe finito.
Ma non parliamo di post, ma di PAST…(ecco, se allungare il brodo vuol dire sparare cavolate di questo genere, forse è meglio che mi sto zitta!!).

rullo di tamburi

SIORI E SIORE, ultimo grande appuntamento con il nostro Mercoledì Social dedicato all’Emilia. Il momento eBook si avvicina (sale l’ansia da pubblicazione!) e per questo ultimo incontro, last but not least, l’ho voluta fare facile (anche perchè ho avuto una serie di problemi..) e quindi ho scelto un primo da 10 minuti…ma ho fatto in modo comunque di crearmi una complicazione: la GRAMIGNA!

La gramigna con la menta e la cipolla del mio orto

Premesso che se qui a Roma chiedi della gramigna ti danno della verdura, mi ero detta “e che problema c’è, me la faccio da sola la pasta, che vuoi che sia…” poi ho visto come è fatta la pasta e ho capito che per farla avrei avuto bisogno dell’apposita macchina con l’apposita trafila..

Ma perchè mi serve sempre un oggetto misterioso per fare le mie ricette? Questo almeno non era misterioso, ma non ce lo avevo comunque.
Ma, come disse Baglioni, ho girato e rigirato, senza sapere dove andare, fino a che in un supermercato ho trovato la gramigna. Ed eccomi pronta per la ricetta.

 

Gli INGREDIENTI per 4 persone sono:
300 gr di gramigna
400 gr di salsiccia
60 gr di pancetta
1 cipolla (o 1 scalogno)
parmigiano
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
vino bianco
sale e olio

Per ciò che riguarda il procedimento non ci sono grandi complicazioni.
Soffrittino con olio e cipolla a cui poi si aggiunge la pancetta ed, eventualmente, un goccio d’acqua. Quando la pancetta si è rosolata si aggiunge la salsiccia, si fa rosolare per un paio di minuti e poi si sfuma con circa mezzo bicchiere di vino bianco.
Quando il vino ha perso l’alcool, si aggiunge il concentrato di pomodoro, se è troppo asciutta un po’ d’acqua, si sala a piacere, si mette un coperchio e si porta a cottura a fuoco basso per non farlo asciugare.
Qui ho fatto l’aggiuntina io: delle foglioline di menta fresca che, devo essere sincera, ci stanno come il cacio sui maccheroni!!
Quando la salsiccia è pronta, spegnere e buttare la pasta. Occhio che la pasta cuoce in 30 secondi e, a metà cottura, va messa in padella con la salsiccia per farla finire di cuocere.
Cotta la pasta lasciarla riposare per un paio di minuti, poi cospargere abbondantemente di parmigiano e servire. E li si che ci si rilassa.

 

Ovviamente ci sono mille varianti in giro: chi ci mette la panna, chi il latte, chi fa il soffritto anche con carote e sedano, chi aggiunge le melanzane (io volevo aggiungere dei peperoni, ad esempio!), ma io, come, al solito, ho voluto attenermi alla ricetta principale.

Ed il risultato è stato ottimo…chiedete ai miei assaggiatori. 🙂

 

Anche questa volta, l’ultima a quanto pare, vorrei ringraziare Cecilia e Micol per avermi dato l’oppurtunità di conoscere una terra che mi era sconosciuta, una terra fantastica…una terra che frequenterò e soprattutto che MANGERO’…lasciatemi solo finire la dieta… 🙂

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E per l’uscita col botto: coniglio alla cacciatora, erbazzone e C.

Ultimo Mercoledì Social dedicato ad  Emilia Mon Amour e ultimo post di ricette emiliane. Per l’occasione ho voluto fare l’uscita col botto, mettendo in campo tutte le mie riserve oltre che i nuovi acquisti…

Mi dispiacerà non avere più quell’ansia ogni settimana di scegliere una ricetta interessante, di sceglierla prima delle altre facendo gare anomale per vedere chi se la accaparra (vero Ale?), decidere se farla fedele alla tradizione o se innovare e modificare (chiedendo consigli alla mitica regia di Muffin & Dintorni), impazzire per creare delle inquadrature per delle foto che non vengono mai bene, invidiando a morte persone che invece hanno tecnica e talento (Anna…ce l’ho con te e sai a che foto mi riferisco…)

Ma continueranno i Mercoledì Social e le lotte per le ricette e le foto non finiranno qui…

Nel frattempo però, dobbiamo pensare ad uscire con onore dall’ultimo post di Emilia Mon Amour e per l’occasione mi sono cimentata in ben due ricette…dato che le altre volte sono riuscita a fare casini con una sola, questa volta ho voluto raddoppiare la probabilità di fare figuracce!

Le ricette in questione, siore e siori, sono un bel BIANCONIGLIO ALLA CACCIATORA e uno splendido e gonfio ERBAZZONE CON SPINACI…accompagnati però (e qui sta il bello) dalle tre ricette comparse nei post precedenti e per l’occasione rifatte e migliorate, ovvero PASSATELLI IN BRODO DI GIUGGIOLE (non so se è noto, ma a Roma “essere in brodo di giuggiole” vuol dire “essere al settimo cielo dalla gioia”, anche perchè i passatelli non li ho potuti migliorare non avendo ancora il mitico oggetto..ho inventato quindi un nome a caso per il piatto per far capire quanto fossero contenti i passatelli di essere ancora in scena!!) e TIGELLE DECENTI CON FRIGGIONE ZANELLI…(ho mentito..non ho rifatto nemmeno il friggione…in realtà ho rifatto solo le tigelle!!)

Ma andiamo con ordine, partendo dalla prima ricetta, quella del Bianconiglio.
Ovviamente il modo di cucinare “alla cacciatora” è presente in molte regioni: il pollo alla cacciatora toscano è rinomato e quello romano non è da meno. Le differenze sono poche, per esempio a Roma si aggiunge del rosmarino, che io ho voluto infatti inserire nella versione emiliana come “firma” e l’aceto.

Per 6 persone gli ingredienti sono:
1 coniglio intero (quello che avevo io era molto giovane e molto fresco…quindi molto chiaro di carne e da li il nome delle meraviglie. Ottima la ricetta anche con il pollo!)
1/2 cipolla
1 bicchiere di vino bianco
250 gr di pomodori freschi pelati (o in alternativa del concentrato di pomodoro disciolto in un pò d’acqua tiepida)
100 gr di lardo o di pancetta
sale, pepe, olio
rosmarino (incursione della versione romana della cacciatora)
brodo vegetale (al bisogno)

Fate soffriggere in una padella dai bordi abbastanza alti la cipolla e la pancettacon un pò di olio (non esagerate, la pancetta rilascia ulteriore grasso) e non appena saranno appassiti e dorati, levarli lasciando l’olio nella padella. Nello stesso olio mettete il coniglio a far rosolare. Io dal coniglio ho tolto le frattaglie e la testina, quelle le riserverò per un’altra ricetta…
Quando anche il coniglio avrà preso colore esternamente, aggiungere il vino e lasciar sfumare; quando l’alcool sarà evaporato, rimettere la cipolla e la pancetta che avevate tolto in precedenza e i pomodori (o il concentrato, a seconda della scelta che avete fatto. Io ho usato il concentrato!); salate e pepate a piacere e aggiungete un rametto di rosmarino fresco (il rosmarino andrà lasciato intero e andrà levato non appena vedrete che perderà le foglie, perchè altrimenti rilascerà un sapore amaro).
A quel punto lasciate cuocere la bestia a fuoco lento per almeno venti minuti, mescolando di tanto in tanto e aggiungendo eventualmente del brodo vegetale nel caso si asciugasse troppo. Non fate cuocere troppo il coniglio o diventa duro, mentre invece deve rimanere tenero tenero, quindi dopo una ventina di minuti magari assaggiatelo!

Il risultato sarà meraviglioso, il coniglio, se cotto al punto giusto, rimane tenero, ma sugoso e non umido.

La seconda ricetta invece è più semplice, ma io me la sono complicata da sola.
L’erbazzone (o scarpazzone, perchè la ricetta originale prevede la bietola, introvabile a Roma in questo periodo e della bietola si sarebbero dovuti usare anche i gambi o “scarpe” e da lì il nome) è una torta rustica fatta, a valle di modifiche di recente entrata, con la pasta sfoglia, ma nata in origine con una pasta a base di farina, burro, olio e sale…praticamente gli ingredienti della pasta brisee! Ho deciso quindi di farmi da sola la pasta.
La ricetta della mia pasta brisee a base di olio la trovate qui, e la ricetta dell’erbazzone, per forza di cose fatta con gli spinaci, la trovate di seguito.

Gli ingredienti, per 4 persone, sono i seguenti:
1,5 di spinaci (se trovate le bietole siete fantastici)
1 cipolla o 1 porro
1 spicchio di aglio
80 gr di lardo (ovviamente io ho usato la pancetta, la stessa del bianconiglio)
100 gr di parmigiano (indovinate un pò? Reggiano!)
1 uovo
sale, olio

Fate bollire gli spinaci per pochi secondi (non più di un minuto, altrimenti perdono tutte le sostanze buone!) in acqua salata e a parte preparate un soffritto con la cipolla tagliata finemente, l’aglio intero e la pancetta. Quando il soffritto è pronto e gli spinaci ben strizzati (quindi regolatevi con i tempi) mettete gli spinaci nella padella con il soffritto e lasciate insaporire per un pò.
Quando gli spinaci avranno preso il sapore ottimo e ipercalorico del soffritto e si saranno asciugati ulteriormente, versateli in una ciotola e aggiungete l’uovo (lasciando da parte un pò di tuorlo) e il parmigiano.
Nel frattempo avrete preparato (mi auguro!!) la pasta, facendo due sfoglie, una più grande e una più piccola e avrete messo la più grande come base in una teglia forando con la forchetta qua e la il fondo e lasciato da parte la più piccola per richiudere l’erbazzone. A questo punto tutto è pronto: potete mettere il ripieno nella teglia e chiuderlo sopra con l’altro pezzo di pasta. Spennellate il sopra con il tuorlo che avrete lasciato da parte (lo avete lasciato da parte vero? Ne basta poco…io comunque ve lo avevo detto!!) e mettete tutto in forno a 180 gradi per circa trenta minuti, dipende come al solito dal vostro forno. Alcune ricette consigliano, passati i 30 minuti, di mettere sopra delle strisce di pancetta e di lasciar cuocere per altri 10 minuti a 160 gradi. Io non l’ho fatto e dopo 35 minuti il mio erbazzone era bell’e pronto, tutto gonfio e tronfio e lucido di uovo. Nonchè profumatissimo e croccantissimo.

Ovviamente mille varianti si possono fare, chi ci aggiunge la ricotta, chi usa il prosciutto crudo al posto di lardo o pancetta (sia la parte grassa che la parte magra del prosciutto), c’è chi mette la noce moscata…

Con il passare del tempo queste ricette della tradizione, in genere tramandate oralmente e nate come ricette povere, che utilizzano ciò che la gente si trovava in casa, subiscono una serie di modifiche in base ai gusti, alla necessità, ai posti dove vengono riprodotte, alle condizioni economiche…
Io dove ho potuto ho cercato di attenermi alla tradizione, ho preferito così, forse perchè è una cosa che non ho mai fatto.
Nella mia cucina ho sempre sperimentato, inventato e non ho mai cercato di essere “tradizionale“.
Anche questa è una cosa che mi è piaciuta molto di questa esperienza emiliana.

Alle due nuove entrate nel mio menù emiliano ho affiancato dei passatelli in brodo (anche perchè mia madre, una delle mie due cavie insieme a mio padre, non ha voluto saperne di assaggiare il coniglio!) e per antipasto, delle tigelle con del friggione. E’ stato un pranzo emiliano a tutti gli effetti, un pranzo che voleva essere un omaggio ad una regione che si sta rialzando dopo una caduta pesante. Una regione che sa accoglierti con un sorriso nonostante la tragedia. E’ stato un omaggio a persone forti, umili e laboriose, che ho avuto modo di conoscere di persona in paesi colpiti dal terremoto e che nonostante tutto sanno scherzare, sorridere e farti sorridere. Persone che hanno voglia di andare avanti, di ripartire. Persone che si stanno aiutando più che farsi aiutare.
Una persona non si rende veramente conto di quanto è forte fino a che non si trova davanti alla necessità di esserlo.

In fondo io sono una footblogger, che altro tipo di omaggio posso fare se non culinario? (mi sembra che l’abbia già detto qualcuno, ma non ricordo chi? 🙂 )

Ora l’unica cosa che mi manca è assaggiare le ricette che ho fatto (e mangiato) direttamente in loco, ma non mancherà l’occasione. 🙂

Chiudo quindi l’ultimo post per l’Emilia con un augurio, l’augurio che come queste ricette , come i prodotti che hanno creato ed esportato, sono rimasti nella memoria di tutta italia, anche questa tragedia rimanga nella memoria degli italiani e che gli italiani tendano una mano ad una regione che è li con la mano tesa…e un sorriso sulle labbra.

Forza emilia, tieni botta.

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Glicemia portami via: Risotto piselli e menta

Pranzo delicato, ma ricco di amido. Ottimo per gli intolleranti, ma ATTENZIONE a chi ha problemi di glicemia: l’amido fa alzare la glicemia in maniera allucinante!
La ricetta, per 2 persone, prevede quanto segue:
200 gr di riso
180 gr di piselli (io ho usato i piselli decorticati che fermentano di meno!)
Menta fresca (o essiccata. Ricordate che la menta essiccata rende di meno di quella fresca e ne vs usata di più)
1 Cipolla
Sale e olio

Seguendo le istruzioni riportate sulla confezione dei piselli, li ho sciacquati e li ho fatti bollire per mezz’ora in acqua salata. Nel frattempo tagliuzzare la cipolla e, quando i piselli sono pronti, scolarli e metterli a soffriggere con la cipolla. Salare a piacere.
In una pentola a parte mettere a cuocere il riso e quando il riso ha raggiunto metà cottura, versarlo con una schiumarola nella pentola con i piselli e continuare la cottura aggiungendo poco a poco l’acqua del riso (ed ecco l’amido…tanto amido!!) e la menta secca.

20120615-185018.jpgQuando il riso è pronto e l’acqua si è asciugata, lasciar riposare a fuoco spento per due/tre minuti e poi impiattare.
Decorare con un pò di menta fresca e un filo d’olio.

Occhio che scotta… 🙂

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Sana cucina romana: la Stracciatella

Mi sono resa conto che ieri nel post per il Mercoledì Social sui Passatelli ho nominato la Stracciatella, mitico e sostanzioso piatto della cucina romana, anche perchè, benchè in dosi diverse, gli ingredienti sono praticamenti gli stessi!!

La stracciatella che dico io ovviamente nulla ha a che vedere con il gelato, ma è una zuppa che si fa con uova, parmiggiano, pangrattato e noce moscata. Prende il suo nome dal fatto che, a differenza di altre zuppe, la consistenza è stracciata.

Nella mia famiglia, leader indiscusso di tale pietanza è la zia Pina, cognata di mia madre (moglie del fratello, ecc ecc..) che, come tradizione vuole, ogni 25 Dicembre a pranzo ce la propone come apritour del festival della caloria di Natale…ed è un apritour perfetto visto che da sola copre almeno il 10% del fabbisogno calorico dell’Africa!!
Come tutte le ricette casalinghe (casa che vai, ricetta che trovi!), anche questa è tramandata oralmente e di conseguenza le dosi sono totalmente randomiche perchè “famo a occhio“. Io provo a darvi un’indicazione di massima, poi dovete provare voi.

Gli ingredienti, per 4 persone, come accennavo sono i seguenti:
4 uova
parmigiano (parecchio)
pangrattato (solo per addensare, quindi non molto)
noce moscata (a piacere)
sale
buccia grattata di un limone
brodo di carne

Il brodo lo preparate come più vi aggrada. Noi in genere si mischia un pò di tutto, ma il brodo di pollo va per la maggiore.
A parte, in una terrina, sbattete le uova con il sale e mettete parecchio parmigiano, la frittatona deve essere densa, ma non troppo. Non deve essere una pastella, ma nemmeno liquida. Io direi che per 4 uova almeno un etto di parmigiano ci deve andare, ma lo dico io, quindi prendete la cosa con beneficio di inventario (e io la dico col beneficio di inventare!!).
Devono comunque prevalere le uova su tutto come sapore.
Una manciatina di pangrattato aiuta ad addensare ulteriormente.
Dateci poi una bella grattata di noce moscata, che si senta che ce l’avete messa, non gliela fate solo vedere e il limone grattugiato.

Mescolate il tutto e quando il brodo è pronto si comincia il gioco: versate il compostone direttamente nel brodo che cuoce sbattendo velocemente con la forchetta (nel brodo!!) mentre lo versate, stracciando così le uova…continuate a sbattere per pochi minuti, fino a che le uova non si sono rapprese dopo di chè, servite con una bella spolverata di parmigiano e, se vi piace, del pepe.
In bocca si dovranno sentire i pezzetti di uovo, come minuscole frittatine che galleggiano tra i lucciconi di grasso del brodo.

Come per tutte le minestre è d’obbligo il risucchio dal cucchiaio con il tipico rumore, così elegante e così altamente consigliato da monsignor Della Casa, specie per cene con ministri o alti prelati!

Io purtroppo non ho foto al riguardo, dato che non mi sono messa a fare la stracciatella oggi che fanno 40 gradi, e ne ho rubata una dal web per dare un’idea…voi però datemi retta e fate almeno una volta nella vita una stracciatella…ci vuole pochissimo e non resterete delusi, qualsiasi cosa accada…e soprattutto..NON SERVONO ATTREZZI PARTICOLARI, ma solo una semplice forchetta e un cucchiaio per mangiarla!

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Passatelli emiliani grattati: insomma, il solito casino!

Mercoledì…mi viene in mente il film “Un mercoledì da leoni“, Mercoledì della Famiglia Addams, il Mercoledì delle ceneri…
Wiki lo definisce con grande sagacia “il giorno della settimana tra il martedì e il giovedì”…non gli si può nascondere nulla!!
Ma ultimamente il mercoledì ha assunto tutto un altro significato. Il mercoledì ormai è sinonimo di Mercoledì Social e in particolare, in questi giorni, di Emilia mon amour, evento creato da Muffin e Dintorni che riunisce una serie di mitiche foodblogger (e me…che sono una footblogger) in una mega raccolta con prova di ricette emiliane.

L’altra volta mi sono cimentata con le Tigelle, questa volta invece ho sperimentato i Passatelli in brodo.

Ero ovviamente sprovvista di ricetta e pronterrime sono accorse in mio aiuto Micol e Cecilia dopo un brainstorming che ha coinvolto mamme, nonne, zie…cosa c’è di più tradizionale e originale emiliano di così?

Il problema si è posto a posteriori, scusate il gioco di parole, dato che per fare i passatelli serve un apposito strumento che sembra uno schiacciapatate, ma che in realtà non lo è…perchè non solo lo schiacciapatate ha i buchini anche lungo il bordo e il mitico oggetto no, ma soprattutto il mitico oggetto ha I BUCHI GROSSI…
Ecco…io non ho quel mitico oggetto!!
Quindi, l’impasto si fa con i seguenti ingredienti (per 4 persone)
3 uova
200 g di pangrattato
200 g di parmigiano
4 cucchiai di farina
buccia grattugiata di un limone
noce moscata
sale
brodo

L'impasto sbriciolosoBanalmente si impasta tutto , si prepara il brodo (ci ha pensato la mia mamma con tanta carne che ci avrebbe potuto sfamare il condominio) e poi si mette a cuocere il brodo e poi…ecco..in teoria si dovrebbe mettere l’impasto dentro l’apposito “passatellaro”, il mitico oggetto di cui sopra che permette una spremitura e una discesa del contenuto in piccoli lombrichelli che andrebbero tagliati ad una lunghezza di circa 6/10 cm direttamente sulla pentola con il brodo che bolle e lasciati cuocere per circa 5 minuti.
Essendo priva del mitico, le ho provate tutte: una schiumarola (a Roma si chiama così…in italiano mica lo so.. 🙂 ), delle pinze per il fritto con i buchi grandi…ma nulla era adatto allo scopo…e allora…LI HO GRATTATI!!!la grattugiata

Ebbene sì, ho preso la grattugia di Ikea (quella a tronco di piramide, per capirsi), l’ho girata dal lato con i buchi più larghi, ho impugnato una manciata di impasto sbricioloso e mi sono messa a grattugiare con tanta veemenza…
Praticamente è venuta fuori una stracciatella, ma che stracciatella signori della corte!!

la fine...in brodoConfesso…l’aspetto non era per niente quello dei passatelli, ma passatellatemi la mancanza dell’apposito strumento, perchè erano veramente buoni!!

Posso ritenermi perdonata con l’attenuante della bontà e dell’impegno? 🙂

Forse non sarò mai una vera foodblogger, ma almeno da me si mangia bene…

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Se avete comprato del misto pesce: cous cous di pesce

Appendice ai calamari ripieni: se dal vostro pesciarolo (come si dice a roma) di fiducia vi siete fatti fare del misto pesce, fatevene dare un pò di più.

Con poco meno di un chilo (e circa 30 euro…ammazza quant’è caro il pesce!) potete fare oltre ai calamari ripieni, anche un fantastico cous cous di pesce.
Per la preparazione del cous cous seguite le istruzioni sulla scatola, per il resto dovrete usare (sempre per tre persone) questi ingredienti:
il famoso misto pesce di cui sopra
3 zucchine
3 carote
una cipolla
coriandolo
menta
olio e sale

Tagliate ovviamente zucchine e carote e nel frattempo preparate il cous cous. Io consiglio di prepararlo invece che nell’acqua normale in un pò di brodo di pesce, si insaporisce di più.
In una padella, con un filo di olio, mettete a rosolare le zucchine, le carote e la cipolla e salate, magari aggiungendo un pò di brodo se non volete proprio fare il soffrittino e all’ultimo, quando le verdure si sono rosolate, aggiungete il misto pesce e fate cuocere.
Quando tutto è pronto, mischiate e…mangiate!

Combinazione ottima. Ve lo garantisco.

Provate e buon appettito!

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Pranzo di pesce: Risotto alla crema di scampi, insalata di mare e soutè di cozze

Oggi a pranzo avevo amici, amici importanti…che prevedevano un pranzo importante. D’altronde, anche l’occasione era importante: una delle mie migliori amiche ci doveva presentare il suo ragazzo…
Beh, direi che è l’occasione più importante tra le occasioni importanti…

Vabbè, cambio parola…

Dicevo…ho optato quindi per un sobrio ed elegante menù di pesce!! Il pesciolino fa chic e non impegna (no no…impegna…impegna la cuoca, eccome…) e mi sono cimentata nel piatto preferito della mia amica e poi ho avuto il dubbio sul secondo!!
Il primo quindi era stabilito, un Risotto alla crema di scampi senza indugio alcuno e poi avevo pensato di fare la mia specialità per secondo, ovvero il famoso Branzino marinato alla senape in crosta di gallette di risoMAGARI LO AVESSI FATTO! Semplice semplice, pulisci il branzino, lo metti sulla carta forno, lo affoghi di senape (la senape in cottura perde il 60/70% del suo sapore, quindi se vi piace dovete abbondare!) e poi lo innevavo di gallette di riso e VIA…in forno…e invece no!! Io devo fare le cose complicate…

Quindi ho optato per un’insalatina di mare e un soutè di cozze.

L’insalata di mare e il soutè di cozze non sono di per loro piatti difficili, ma sono un pò lunghi di preparazione…infatti ho cominciato ieri a preparare (che donnina di casa previdente che sono!!).
Andando per ordine…Insalatina di mare, che si può usare anche come antipasto ovviamente…(dosi per 4) a modo mio:
2 seppie/calamari medi
una decina di gamberetti
3 carote grandi (o 4 piccole)
polpa di granchio (o surimi, che è più comodo. In genere basta una confezione di quelle già pronte, si trovano congelate o meno)
cozze/vongole
prezzemolo
fiori di zucca
se piace, cipollotto fresco o cipolla o erba cipollina (io non l’ho messa perchè cruda la digerisco poco, ma ci sta bene!)
sale, olio e limone

Se i gamberi sono precotti, come quelli che avevo io, far bollire dell’acqua in una pentola, salarla e una volta raggiunto il bollore immergere i gamberi con tutta la buccia per un 30 secondi e tirarli fuori. Poi mettere a bollire i calamari/seppie e lasciarli cuocere fino a che non saranno teneri (una decina di minuti).
Non buttate l’acqua, perchè nella stessa metterete le bucce dei gamberi (e anche quelle degli scampi che usate per il risotto, se volete, ma fatelo, ve lo consiglio) per fare il brodo di pesce da usare per il riso. NON SI BUTTA NIENTE!!
A questo punto prendete tutti i componenti della ricetta, tagliateli come preferite (a me piacciono pezzettini piccoli, per esempio) e mischiate  tutto in una ciotola con il condimento.
Per i condimenti potete sbizzarrirvi. Io sono andata sul classico, cioè un’emulsione di olio, limone e sale, ma potete aggiungaaere delle erbe aromatiche, tritare tutto al minipimer o, meglio ancora, pestare tutto con un mortaio, e fare un olio aromatizzato.
Come ho detto, l’insalata di mare si può preparare anche il giorno prima avendo, OVVIAMENTE, l’accortezza di metterla in frigo fino a 5/10 minuti prima di servirla. Si insaporirà maggiormente.

Andando avanti col menù, Soutè di cozze (sempre dosi per 4…d’altronde…eravamo 4!!):
1 chilo di cozze
aglio, olio e peperoncino

Così come le vongole, le cozze vanno tenute a mollo in acqua e sale per spurgare, almeno un’ora, ma più stanno, meglio è…dopo di che comincia la parte pallosa: le cozze vanno pulite!!
Quindi, mettersi comodi e prendere una cozza per volta, levare il filetto laterale che spunta tirando violentemente e poi, con un coltellino, raschiare l’eventuale monnezza (termine tecnico che indica quei pezzettini di alga e scoglio che ivi restano simpaticamente attaccati) e poi risciacquare e mettere da parte.
Detta così pare facile…e in effetti non è che sia sta grande complicazione…MA E’ ‘NA COSA LUNGA E PALLOSA….
Finito il simpatico gioco tira-raschia-sciacqua, mettere in una padella grande uno spicchio di aglio, del peperoncino e ovviamente dell’olio. Far soffriggere appena (se volete evitare il soffritto aggiungere uno o due cucchiai di brodo) e poi versate violentemente le cozze e, a fuoco basso, lasciatele andare fino a che non si apriranno tutte. Salate a piacere. Se gradite, sfumate con un goccio di vino.
Qualcuno ci mette anche la passata, a me piacciono in bianco. Fate voi…

Accompagnate tutto con un buon bianco fresco, mettete a disposizione dei commensali tante fette di pane da pucciare nel sughetto delle cozze…Ed ecco che…IL PRANZO E’ SERVITO!!
Via con la musica…

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Son diventata nera…col riso Venere!

La ricettina è semplice semplice…oserei dire banale…un classico risotto con gamberi e zucchine…ma il bit in più è il Riso Venere

Il Riso Venere è un riso nero, integrale, che nasce nero di suo ed ha un sapore particolare, che ovviamente non so spiegare, lo dovete provare! 🙂

Per la RICETTA servono (per 2 persone affamate!):
200 gr di riso
2 zucchine
1 cipolla
1 gambo di sedano
250 gr di gamberi sgusciati
brodo
spezie a piacere

Per il PROCEDIMENTO ci vuole un attimo.
Fare imbiondire la cipolla e il sedano in una padella mentre, in una pentola, si mette a bollire l’acqua per il riso.
Quando la cipolla e il sedano si sono stufati (io come al solito aggiungo acqua o brodo vegetale per evitare il soffritto! Sigh e sob!) aggiungere le zucchine tagliate finemente e lasciar andare a fuoco lento, aggiungendo via via un pò di brodo ed evitando che si asciughi.
Intanto, ovviamente, cuocete il riso (per il quale ci vorrà circa un quarticello d’ora) e levatelo 5 minuti prima della fine della cottura.
Versate i gamberi puliti e sgusciati nella padella con le zucchine e salate e speziate a piacere.
Fate cuocere i gamberi per 4/5 minuti dopo di che, sempre aggiungendo il brodo, versate nella padella anche il riso e portatelo a fine cottura.
Servite e mangiate.

Ho sempre l’abitudine di far riposare 2/3 minuti il riso nella padella o nella pentola dove l’ho cotto prima di servirlo in tavola.
Assorbe più condimento ed acquista più sapore.

L’ho fatto anche stavolta, nonostante, secondo me, questo tipo di riso sia meglio un pò più asciutto.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Ciao e baci.

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Nuova ricettina: pasta con vongole, fagioli e pomodorini

La sagra degli avanzi va avanti a casa mia…speleologando tra i ghiacciai del mio freezer ho trovato delle vongole, poche per una pasta per due, ma troppe per una pasta per uno…allora le abbiamo fatte bastare per CINQUE!! Ma non centrano i miracoli, abbiamo aggiunto una scatola grande di fagioli e…ma ecco la RICETTA:
INGREDIENTI per 4/5 persone:
500 gr di vongole
una lattina grande di fagioli (a piacere, i cannellini danno meno aria)
pomodorini ciliegina (o pachino o comunque piccolini a grappolo)
pasta

PROCEDIMENTO:
Non ci vuole questa scienza, ma vi renderò edotti dei passaggi… 🙂
Mettere a mollo le vongole in acqua salata per almeno un’ora per farle spurgare, dopo di che scolarle e metterle in padella senza alcun condimento e a fuoco basso lasciare che si aprano (nel caso in cui alcune non si aprissero lasciarle un pò di più, magari aggiungendo un pò di acqua nel caso in cui ce ne fosse poca!).
Quando si sono aperte tutte, passare con un colino l’acquiccia rimasta in padella, ci servirà per insaporire il condimento!).
Preparare poi un soffritto di olio, aglio e peperoncino e metterci i pomodori tagliati a pezzettini. Aggiungere poi le vongole e in ultimo i fagioli. Sfumare con un goccio di vino bianco e, nel frattempo, cuocere la pasta.
Quando la pasta è a due minuti dalla fine della cottura, scolarla (non troppo) e versarla nella padella delle vongole e aggiungere l’acquiccia passata in precedenza.
Finire di far cuocere mantecando e…SERVIRE!
Volendo le vongole si possono ovviamente mettere in padella già sgusciate. A scelta vostra.

Se a qualcuno piace, si può aggiungere a crudo una spolverata di pecorino o di ricotta salata, ma sicuramente ci sta bene un filo di olio a crudo.

Buon appetito!
Baci

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Paella originale spagnola

Ed ecco a voi la mia ultima fatica: PAELLA DOC, con ricetta della mamma della mia insegnante madrelingua di spagnolo.
La mia profesora me l’ha fornita completa (carne e pesce), io per fare una prima prova l’ho fatta solo di pesce, ma vi posterò comunque l’originale.

VI AVVISO….La paella in sè per sè non è difficile, ma è molto laboriosa, per la pulizia e il taglio del pesce e della carne e soprattutto è COSTOSA!! Alla fine dentro ci stanno quasi due chili di roba per quattro persone e il pesce costa…ma ne vale la pena!!
La RICETTA è la seguente (tradotta dallo spagnolo!!):
1 gambero a persona
1 scampo a persona
400 gr di seppie
400 gr di calamari
400 di spuntature di maiale
250 gr di cozze
400 gr di pollo (o coniglio)
3 pomodori medi (io ho usato la passata)
1/2 cipolla
1 peperone
un pugno di piselli
brodo di pesce
sale, olio, aglio
400 gr riso

PROCEDIMENTO:

Mettere in acqua e sale le cozze per farle spurgare (almeno un’oretta) e pulire il resto del pesce (ma dai!!) e con le cocce (termine tecnico!) preparare il brodo di pesce che servirà per cuocere il riso. Tenere da parte la sacca delle seppie contente il nero, sarà aggiunta alla fine per dare sapore.
Fare aprire le cozze in una padella con olio e aglio. Quando tutte le cozze sono aperte, levarle dalla padella e nello stesso olio far dorare gamberi e scampi tagliati a pezzi.
Una volta che anche la coppia gamberi e scampi è cotta, levarli e nello stesso olio cuocere la carne tagliata a pezzi piccoli.
E di nuovo, quando la carne è rosolata, togliere la carne e aggiugere la coppia seppie e calamari. Quando sono cotti togliere anche loro e mettere a soffiggere la cipolla tritata e il peperone. Aggiungere poi la passata (o i pomodori), i piselli e la sacca del nero di seppia e far rosolare ancora.
Aggiungere a questo punto il riso e far cuocere con tutti i santi crismi e il brodo di pesce unendo lo zafferano e salando a piacere.
Dopo una ventina di minuti di cottura aggiungere il resto del pesce e far asciugare un pò il riso.
Quando il riso è cotto, lasciar riposare per 5 minuti e servire.

CONSIGLIO: dato che il condimento è molto, anche 500 gr di riso sono sufficienti (io ho fatto 500 gr di riso e non ho messo la carne, quindi 500 gr sono quasi pochi!). In tal caso vi consiglio due bustine di zafferano per dare un pò di sapore in più.
Se piace io consiglio anche un pizzico di peperoncino piccante.
Altro consiglio, non fate pezzi grandi, sia del pesce che della carne, ve la godete di più…

Ripeto, io non ho molta praticità nel pulire il pesce, specie le seppie e i calamari e ci ho messo 5 ore per preparare il tutto…prendetevi il tempo che serve…e ricordate che probabilmente poi puzzerete come una pescheria per tutto il pomeriggio…

Provare per credere…
Baci

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Per chi ama la puzza di piedi: lumaconi spinaci, taleggio e prosciutto cotto

Bisogna ammetterlo: se dovete fare colpo su qualcuno il taleggio forse non è il migliore dei formaggi, specie il Cademartori! Mentre cucinavo sembrava di stare in uno spogliatoio maschile delle medie, dopo un’ora di ginnastica e dopo che tutti i giovani virgulti si erano tolti le scarpe…
Ma cucinato è tutta un’altra cosa!!
Non so quanti intolleranti sopportino il taleggio (e non mi riferisco alla puzza!), ma, come riportato nelle mie analisi attente (!!!) descritte nel mio post sul contenuto di lattosio negli alimenti, pare che il taleggio non contenga lattosio. La ricetta si può comunque modificare con un altro formaggio permesso tipo emmenthal o la nostra amata mozzarella senza lattosio.
Stasera, visto che la mia consorte è al concerto di Jovanotti, ho cenato con i miei e mi sono cimentata nell’ingrato compito di riempire uno a uno i lumaconi con un ripieno densissimo.
Vi porgo la mia RICETTA, come al solito senza dosi precise, perchè secondo me le cose vanno fatte a gusto proprio.

INGREDIENTI (per 4 persone):

Spinaci (io ho usato quelli surgelati. 5 cubetti)
Taleggio (il Cademartori è molto forte. OCCHIO!)
Prosciutto cotto a dadini
Parmigiano
Besciamella (fatta in casa con l’olio)
Lumaconi (una trentina di lumaconi bastano)
Sale
Noce moscata

PROCEDIMENTO:

Bollite gli spinaci in acqua salata e strizzateli bene di tutta l’acqua (vi ci vorranno sei ore!), poi tritarli al coltello finemente e porli in una ciotola.
Tritare il prosciutto cotto se non avete quello già a dadini (ne vendono in confezioni tipo pancetta) e unirlo agli spinaci. Fare la stessa identica cosa con il taleggio, mischiare il tutto nella stessa ciotola e aggiungere la noce moscata. Se serve salare a piacere.
Nel frattempo i lumaconi vanno fatti bollire fino a metà cottura, questo per avvantaggiare sia il riempimento che la successiva cottura al forno.
Preparare la BESCIAMELLA (ripassiamo la ricetta)
1/2 litro di latte (senza lattosio, ovvio!!)
2 cucchiai di olio
2 cucchiai di farina
noce moscata
sale

In un tegame unire l’olio e la farina setacciata e mescolare. Quando si sono amalgamati un minimo, accendere il fuoco a potenza media e cominciare, piano piano, ad aggiungere il latte mescolando con una frusta. Quando il latte si è amalgamato, aggiungere l’altro fino alla fine del latte (ma va!).
Da ultimo salare e aggiungere la noce moscata, portando ad ebollizione il pappone.

Fatto tutto ciò che ho indicato sopra, divertitevi con un cucchiaino a riempire tutti i lumaconi.
Sistemateli in una teglia e versatevi sopra la besciamella (abbondante, sennò risultano un pò secchi). Sopra se volete potete mettere una spolverata di parmigiano che formerà una bella e goduriosa crosticina!!
Mettete al forno a 200 gradi per un 15 minuti (poi dipende molto dal forno) e quando la crosticina è pronta…levateli e mangiateli caldi.

Il taleggio fila poco, se volete un CONSIGLIO, potete fare 3/4 di taleggio e 1/4 di mozzarella, che da un pò di filantezza (gran bel neologismo!).

Questo è quanto…se usate più lumaconi diventa un bel piatto unico!

Ovviamente con lo stesso condimento ci potete fare una lasagna, dei cannelloni o semplicemente la pasta…o mangiarlo così al cucchiaio!
Insomma…fate un pò come vi pare! 🙂

Buon appetito
Baci

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Ricetta inventata: Pasta radicchio e gamberi

E mi si presenta mia madre con un cespo di radicchio che gli avanza…e me la guardo allibita per la serie “e io che ci dovrei fare?” e lei “ora che sei così brava inventati qualcosa”
Ed ecco la fregatura di cucinare bene…

Per punizione la mando a comprare i gamberotti dalla nostra pescivendola di fiducia (che chiamerò Sonia, per la privacy, ma che in realtà si chiama Sonia per davvero!!) per farmeli alla piastra per secondo e intanto penso…mumble mumble…

IDEA: pasta gamberi e radicchio…
E’ venuta spettacolare…e ora vi dò la RICETTA:

INGREDIENTI (per 2 persone):

Radicchio (ma va) mezzo cespo
10 gamberi medi
1/2 cipolla piuttosto grande
olio
sale
panna (gli intolleranti usino quella che preferiscono: di soia, vegetale..) o robiola per mantecare
un goccio di vino bianco per sfumare

PROCEDIMENTO:

tagliare il radicchio a striscioline e mettere a stufare insieme alla cipolla tritata, il tutto in poco olio d’oliva. Sfumare con il vino.
Quando il radicchio si è ammorbidito, salare a piacere e aggiungere 7/8 gamberi sgusciati, privati delle interiora e tagliati a pezzettini al coltello e i restanti gamberi, sempre lavati, sgusciati e puliti, interi.
Lasciar cuocere i gamberi per alcuni minuti (il pesce non ci mette molto a cuocere ricordate) e levate i gamberi interi tenendoli da parte per la decorazione.
Cuocete la pasta (la pasta fresca è meglio) e quando è ancora molto al dente versatela con molta acqua di cottura nella padella con il radicchio.
Aggiungete la robiola o la panna e fate addensare il tutto.
Impiattate e guarnite con i gamberi sani, un filo d’olio e, se volete, del pepe.
La pasta prenderà il colore scuro del radicchio e sarà meravigliosa…giuro!

Fatemi sapere se vi piace o meno…

Ciao ciao
Laura

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La cina è vi…cina: spaghetti di riso con pesce e verdure

Insisto…devo riuscire a tirare fuori un piatto di spaghetti che sappiano di cinese…intanto ho fatto questi che erano buonissimi, ma troppo “italiani”…
La RICETTA è semplice anche perchè è inventata:

INGREDIENTI (x 3 persone affamate o 4 normali):

olio
sale
2 carote
1 zucchina grande (o 2 piccole)
1/2 cipolla
radice di zenzero (un pezzo di circa 3 cm)
pesce a piacere (io oggi avevo circa 400gr di persico, molto delicato, ma il meglio sono i gamberetti)
spaghetti di riso (anche quelli di soia vanno benissimo. Per le dosi guardare la confezione…in genere vanno a “nidi”: un nido a persona. Io ne ho messi 3 ed erano abbondanti per 3!!)
salsa di soia salata
brodo (di pesce sarebbe il massimo, altrimenti quello vegetale…o se siete messi male, quello col dado…o se non avete neanche il dado…un pò di acqua calda l’avrete, no??)

PROCEDIMENTO:

Nell’olio, in un wok, se lo avete, fate soffriggere la cipolla e le verdure tagliate a julienne e lo zenzero grattuggiato. Io non faccio quasi mai soffritti per i miei problemi intestinali, quindi aggiungo un goccino di brodo non appena l’olio comincia a prendere calore. Fatele saltare fino a che non si asciugano un pò e aggiungete il pesce.
Fate rosolare il pesce (una decina di minuti) e aggiungete la salsa di soia. Per la quantità lascio la scelta libera dato che la salsa di soia ha un sapore particolare. A me piace che si senta.
Quando il pesce è cotto e avete aggiustato di sale (mi raccomando, fatelo dopo aver aggiunto la salsa di soia…un pò di sale si può aggiungere, ma troppo non lo levate!!) aggiungete gli spaghetti di riso e cominciate ad aggiungere il brodo cercando di “pettinare” i grovigli di spaghetti (in genere sono tutti aggrovigliati).
Fate cuocere gli spaghetti fino a che non si asciuga tutta l’acqua e girando continuamente fate rosolare per 2/3 minuti.
Servite, tirate fuori le bacchette e MANGIATE.

CONSIGLI:

Questi sono gli ingredienti che avevo io e che ho usato (confesso, è stato un piatto preparato al volo, perchè si sono presentati i miei col pesce in esubero che non sapevano come usare!), ma se volete cinesizzarla un pò consiglio anche l’uso di germogli di soia, coriandolo e funghi.
Poi se volete fare le cose proprio precise, servirebbero la salsa di ostriche e l’aceto di riso, ma sono abbastanza difficili da trovare, dovreste recarvi in un negozio cinese (se siete di Roma andate a piazza Vittorio e ne trovate quanti volete!!). Io però non li ho mai usati…

Stasera faccio il cous cous…Domani vi racconto come è andata…

Per ora…baci!

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Lasagna Ricotta e Spinaci con Besciamella fatta in casa

L’idea era un’altra, fare dei rotoli di ricotta e spinaci con la pasta della lasagna, ma alla fine mi si è fatto tardi e ho deciso di lasciare la forma della lasagna (se voleste fare i rotoli basta solo seguire la ricetta, con la differenza che invece di mettere il condimento a strati, va messo al centro della sfoglia, arrotolata tipo strudel, messa in frigo per un’oretta o in freezer per una mezz’ora e poi fare delle fettine che disporrete su una teglia con la besciamella sopra)

La lasagna di per sè non è difficile, basta prendere la sfoglia già pronta (se non la si vuole fare in casa con la stessa ricetta della pasta all’uovo che potete trovare nei miei Ravioli di Zucca) e passarla 30 secondi nell’acqua bollente e salata e metterla ad asciugare su un panno. Questo toglierà un poco di amido ed attenuerà l’effetto collosità in cottura.
Dopo di chè basta scegliere un ripieno, fare gli strati, metterla in forno…et voilà…la lasagna è pronta!!

Questa volta io ho scelto ricotta e spinaci. Ecco la RICETTA:

INGREDIENTI (x 4 persone):

350 gr di ricotta (se si tollera. Pare che quella di mucca contenga meno lattosio)
350 gr di spinaci (io uso quelli surgelati per comodità)
noce moscata a piacere
sale
parmigiano
pepe a piacere

PROCEDIMENTO:

Cuocere gli spinaci in acqua bollente e salata fino a che non si disfano, strizzarli fino alla morte per scolare tutta l’acqua e tritarli al coltello. A parte, mentre si freddano gli spinaci, mischiare gli atri ingredienti formando una pappetta e poi unire il tutto.
Preparare la sfoglia come descritto prima e lasciare asciugare.

Preparate ora la Besciamella (rigorosamente con l’olio, per gli intolleranti) e una volta pronta cominciate a comporre la lasagna come segue:
– strato di besciamella
– strato di sfoglia
– strato di besciamella
– strato di condimento
– strato di besciamella
– parmigiano
– strato di sfoglia
…e così via fino ad esaurimento scorte, chiudendo con uno strato di sfoglia, besciamella e tanto tanto parmigiano che servirà a formare la crosticina in cottura. Cottura che dovrà essere di circa 20 minuti a 200 gradi.

Questo procedimento può essere utilizzato per qualsiasi ripieno: ragù, carciofi panna e piselli, prosciutto cotto e besciamella e chi più ne ha più ne metta.

Per la BESCIAMELLA ecco la RICETTA (della mia mamma):
INGREDIENTI:
1/2 litro di latte (senza lattosio, ovvio!!)
2 cucchiai di olio
2 cucchiai di farina
noce moscata
sale

PROCEDIMENTO:

In un tegame unire l’olio e la farina setacciata e mescolare. Quando si sono amalgamati un minimo, accendere il fuoco a potenza media e cominciare, piano piano, ad aggiungere il latte mescolando con una frusta. Quando il latte si è amalgamato, aggiungere l’altro fino alla fine del latte (ma va!).
Da ultimo salare e aggiungere la noce moscata, portando ad ebollizione il pappone.
Ecco a voi una fantastica besciamella….quella che avanza si può anche congelare.

Buon appetito!
Baci

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Non ho più scampo…risotto alla crema di scampi

…me lo sono mangiato!!!

Domenica altra ricetta nuova…per me ovvio: RISOTTO ALLA CREMA DI SCAMPI!! Meraviglioso e nemmeno tanto difficile da fare. Unica condizione, secondo me, è necessario avere un frullatore ad immersione. Per il resto è banale. Ecco la RICETTA:

INGREDIENTI (x 4 persone):
350 gr di riso
400 gr di scampi
1 cipolla
1/2 bicchiere di vino
5 cucchiai di panna (vegetale o di soia per gli intolleranti)
brodo di pesce

PROCEDIMENTO:
Pulire gli scampi e fare il brodo con le bucce. Cuocerli con un leggero soffrittino di cipolla sfumando con un pò di vino bianco fino a quando non diventano teneri. A quel punto frullarli con il minipimer aggiungendo la panna e, se volete, un pò di passata.
Nel frattempo cuocere il riso con il brodo di pesce appena preparato e a 5 minuti dalla fine della cottura del riso, aggiungere la crema di scampi e completare la cottura, eventualmente facendo addensare il tutto e, eventualmente, aggiustando il tiro (più panna, meno passata, più passata, meno sale…insomma, si sistema il riso).
Dopo di che lasciar riposare 2/3 minuti a fuoco spento con il coperchio, mescolare.

Se avete tenuto da parte degli scampi, usateli per guarnire il piatto e poi….MANGIARE!!
Ottimo!!

CONSIGLIO:
Non fate asciugare troppo il riso dopo aver messo la crema di scampi, altrimenti durante il “riposo” la cremina sparirà e sarà troppo secco.

Provare per credere!!
Baci.

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Ravioli fatti in casa al ripieno di zucca

Confesso, il post è di oggi, ma i ravioli li ho fatti ieri. Ma chi se ne…

Allora, ieri mattina mi è presa sta botta da matti e ho deciso di mettermi a fare la pasta fatta in casa per fare i ravioli alla zucca (ricetta rubata alla mitica Ravaioli) e così feci…
Forte dell’esperienza paterna dovuta ad anni ed anni ad osservare fettuccine create dalle viscere di un vulcano di farina, ho preso la mitica polvere bianca che sembra talco, ma non è e ho composto una fontana…anzi, una fontanella visto che per due uova servono due etti di farina…
E lì fu il problema: una fontana fatta con solo due etti di farina è una fontana piccola che non ha abbastanza spazio per sbattere due uova e quindi ne ho sbattuto uno per volta. Il primo non ha dato grandi problemi, ci ho messo anche un pizzico di sale e con calma e concentrazione l’ho girato piano piano con la forchetta. Poi, prima che fosse troppo tardi e si formasse una palla di uovo e farina, ci ho messo il secondo uovo…ed ecco il dramma!!
I bordi della fontana hanno ceduto e l’uovo ha cominciato allegramente a vagare indisturbato per la tavola mentre io, tirando giù un paio di santi da giorni a caso del calendario, gli correvo appresso con tutto ciò che avevo: mani, forchetta, coda del cane…
Ho cominciato di corsa ad impastare, ma l’unica cosa che sono riuscita ad ottenere è stata una sbrisolona…non mi si amalgamava un tubo, anche se impastavo come un’addannata.
A quel punto ho scelto due santi del calendario (visto che l’andare a caso non aveva portato i suoi frutti), ho preso una ciotola (una boùle, come dicono gli chef fichi) e ci ho ficcato dentro la sbrisolona, un altro uovo, un altro pò di farina e li sono riuscita a recuperare la cosa.
Dopo essere riuscita a creare una palla di pasta e averla fatta riposare una mezz’ora ho cominciato a stenderla…somma fatica, ma HO VINTO IO!!! Sono venuti dei ravioli a forma di ravioli con un ripieno di zucca fenomenale…

E visto che ho dovuto aggiungere un uovo, mi è venuta più pasta e così ho fatto anche dei quadrucci per il brodo di pollo della sera…
Che perfetta massaia…

Se a qualcuno interessa, questa è la mia RICETTA (per due persone)
Per la PASTA ALL’UOVO la ricetta è qui

 

INGREDIENTI per il ripieno (la maggior parte degli ingredienti sono a piacere, in base ai gusti):
circa 300 gr di zucca a piacere (ce ne sono di seimila tipi)
noce moscata
peperoncino
parmigiano (ne consiglio molto)

PROCEDIMENTO:
Mettere la zucca tagliata a pezzi in forno a 160° per circa un’ora per fare eliminare tutta l’acqua.
Passata l’ora (controllando con una forchetta la zucca sarà morbida) frullare la zucca con un frullatore ad immersione insieme a tutti gli altri ingredienti.

Stendere delle sfoglie rettangolari molto sottili, individuare il centro nel senso della lunghezza, depositare un pò di ripieno (in base a quanto li volete grandi e in base a quanto grande siete riusciti a fare la sfoglia) e poi piegare in due lasciando il ripieno al centro. Tagliare della forma desiderata con un coppapasta o con una tipica rotella per ravioli.

Cuocere per pochissimo tempo (i ravioli sono pronti un pò come gli gnocchi, quando vengono a galla, ma ci vuole circa un minuto, un minuto e mezzo a seconda della grandezza) e condire a piacere.

CONSIGLI (si ringrazia per l’aiuto inconsapevole “Dissapore“):

  1. Per il condimento io consiglio il classico burro e parmigiano (pappetta in cui poi butterete per 30 secondi i ravioli un pò acquosi una volta cotti), con eventuale aggiunta di salvia se piace, oppure un sugo di pomodoro molto semplice. Non consiglio sughi complicati per non coprire il sapore della zucca.
  2. Dopo avere preparato il ripieno, fatelo riposare in frigo per circa mezz’ora o anche di più (io l’ho fatto il giorno prima). I sapori si amalgameranno meglio. Se piace (a me si e alla mia compagna no, quindi ho dovuto evitare) si possono aggiungere degli amaretti sbriciolati.

Buon appetito… 🙂

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